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Visita a Villa Cavalletti di Grottaferrata… Un viaggio tra passato e presente, degustando le loro eccellenze (Lazio)

È un’assolata giornata di inizio estate.

I raggi del sole baciano le verdi colline dei Castelli Romani e di tanto in tanto, un alito di vento muove le fronde degli alberi, vestite di nuovi colori per la bella stagione.

Ammiriamo il panorama, lungo la strada che ci conduce a “Villa Cavalletti” (Grottaferrata) la storica dimora che oggi andiamo a conoscere.

Inserita nel grande Complesso delle Ville Tuscolane, rappresenta uno dei palazzi più prestigiosi dei Colli Albani, rimasto intatto nei secoli.

In epoca romana, la città di Albalonga fu assorbita dalla città di Roma con un conseguente abbandono abitativo di queste zone, che però divennero il luogo ideale dove poter edificare delle Domus Rusticae, degli alloggi di campagna per gli aristocratici.

Proprio sui resti di queste dimore, alla fine del medioevo, furono realizzate le 12 Ville Tuscolane, dove Papa Paolo III decise di spostare la sua residenza estiva contribuendo alla ricostruzione del paesaggio urbano.

Come dichiarato dallo scrittore tedesco Grutel, le Ville, raggiunsero il massimo splendore tra gli ultimi anni del 1500 e gli inizi del 1600.

Uno splendore che possiamo vedere, ancora oggi, in ogni dettaglio di Villa Cavalletti.

Ci soffermiamo ad osservare le rifiniture della parte più antica dell’edificio, risalente al Cinquecento; sulla facciata in peperino, con le caratteristiche finestre a timpano tondo, sfoggia una conchiglia, emblema di bellezza in riferimento alla nascita di Venere.

A protezione dell’ingresso, un cancello esibisce prorompente lo stemma della famiglia: un araldo blu con un cavallo alato e del fuoco sullo sfondo, a simboleggiare il supporto militare.

Di ceto alto borghese, i Cavalletti, divennero nobili, dopo un’unione matrimoniale con i marchesi Belloni.

Adiacente alla cinquecentesca struttura, possiamo vedere un proseguimento del secolo successivo, acquistato dai gesuiti nell’immediato dopoguerra. Luogo di raduno ecclesiastico, divenne una scuola teologica dove soggiornò Papa Ratzinger e che vide passare tra le sue stanze colui che sarebbe diventato Papa Francesco I.

I terreni intorno a Villa Cavalletti, anticamente, erano per metà adibiti a luoghi di caccia e per metà coltivati a vigneti, affidati alle cure dei contadini locali, in cambio di una parte del vino ricavato. La grande produzione vinicola è testimoniata dal ritrovamento, sotto alla villa, di ben 40 botti e di un frantoio.

Dopo un salto nella storia, ci godiamo un momento di puro piacere degustando alcuni dei vini che Villa Cavalletti produce, pronti ad iniziare un “viaggio” alla scoperta del Vigneto e dell’Uliveto secolare.

Un pannello in sughero artigianale ci indica l’inizio del percorso.

Camminiamo, abbracciati da muri di foglie lungo il viale che ci conduce all’uliveto.

L’olio che si ottiene, è un equilibrio perfetto tra il dolce, tipico delle zone liguri, e il deciso, proprio delle località toscane.

Il bilanciamento di questo prodotto, è possibile grazie ad un accurato censimento di ogni albero, tracciabile con il gps. Ciò permette di identificare le diverse tipologie di olive e creare l’abbinamento desiderato.

Le condizioni naturali in cui cresce l’uliveto, lo preserva dagli attacchi delle mosche, sporadicamente sconfitte grazie alle larve dello stesso animale.

Ciò permette di generare un olio totalmente biologico e privo di qualunque trattamento, con il quale si realizzano olii alimentari di diverse gradazioni di gusto ed anche prodotti per la cosmesi venduti in loco.

Gli ulivi, soddisfatti di aver mostrato il loro splendore, lasciano ora spazio al meraviglioso vigneto secolare, i cui anni, sono testimoniati da alcune urne cinerarie, ritrovate durante gli scavi per l’ampiamento delle coltivazioni agli inizi del Novecento.

Una distesa di filari, che volgono lo sguardo verso il rigoglioso Monte Cavo.

Tra una fila e l’altra notiamo del trifoglio, che conferma come le piante non vengano trattate con diserbanti. Anche qui, il microclima, non favorisce l’attacco dei parassiti, contro i quali comunque si sta sperimentando l’utilizzo di un fungo antagonista che si ciba di parassiti nocivi alle viti.

Spumante come Malvasia Puntinata e Trebbiano sono punti di forza dell’azienda, insieme al Rosso Cesanese, dal sapore insolitamente gentile e non ordinario per le produzioni dei Castelli Romani.

Il particolare gusto, si ottiene grazie alla raccolta tardiva dell’uva che appassendo leggermente, si addolcisce, conferendo una nota meno selvaggia rispetto ai tipici vini vulcanici.

Un’altra peculiarità riguarda il Prosecco. Il suo tono inconfondibile, deriva da un’accurata fermentazione in autoclave, che non altera i sapori e non ha bisogno di nessuna lavorazione spinta in cantina, né di sussidi artificiali. In questo modo il carattere, la genuinità e la qualità sono preservate in maniera del tutto naturale.

Così, inizia la nostra visita a Grottaferrata, tra un assaggio e l’altro, tra nuove conoscenze tecniche e storiche, scoperte in un luogo meraviglioso e ricco di vere eccellenze locali… Villa Cavalletti!

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