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Halloween e 1 Novembre, le antiche Tradizioni Italiane

Se pensate che Halloween sia una festa totalmente anglosassone, beh dovrete ricredervi!

Spesso si dice che questa festività sia stata importata e adottata in epoca moderna per puro consumismo. Si pensa erroneamente che sia esclusivamente una celebrazione pagana, quando invece, le usanze celtico-irlandesi sono molto più vicine alle antiche culture cattoliche di quanto si possa credere.

Infatti, secondo tradizione, per celebrare la commemorazione dei defunti, i primi Cristiani vagavano per i villaggi chiedendo un dolce chiamato “pane d’animo“, ricambiando con preghiere rivolte ai defunti del donatore.

In realtà, il giorno della vigilia di Ognissanti, tutte le regioni italiane, sono ricche di usanze e tradizioni che non discostano poi molto da quello che un tempo era il Capodanno Celtico.

Andiamo a vedere insieme quali sono le tradizioni regionali che, in occasione della festa dei Santi e della Commemorazione dei defunti, venivano o vengono ancora rispettate:

  • Valle d’Aosta: E’ usanza lasciare il fuoco acceso e vegliarlo la notte tra il 1 e il 2 novembre, lasciando sulla tavola pietanze per i defunti, che in questa notte tornano a far visita ai vivi.
  • Piemonte: Come per la sopra citata regione confinante, anche in Piemonte si lascia la tavola imbandita dopo aver cenato con delle castagne ed aver recitato il rosario con i parenti. Inoltre sarebbe opportuno poi far visita al cimitero e uscire di casa dopo cena per permettere alle anime di arrivare. Nella zona della Val d’Ossola, il suono di una campana segnava la riconciliazione con i morti e la possibilità di ritornare alle proprie abitazioni.
  • Trentino Alto Adige: Anche in questa regione è buona abitudine lasciare acceso il focolare e la tavola apparecchiata. Tradizionalmente viene preparato un dolce chiamato “Cavalli dei Morti” e le campane dei paesi, suonano a lungo per radunare le anime che tornano a far visita ai propri cari.
  • Lombardia: Nelle campagne di Cremona è buona norma in queste giornate alzarsi presto e sistemare subito il letto, in modo che i defunti possano durante la loro visita trovare un giaciglio per riposare. In tutta la regione ancora oggi si lascia anche un vaso pieno d’acqua in cucina per poterli far dissetare. Immancabile sulle tavole è il dolce tipico “Pan dei Morti”.
  • Liguria: Il primo novembre è solito preparare castagne bollite e fave secche. In passato i bambini andavano di casa in casa per ricevere il “Ben dei Morti” un tradizionale dolce preparato per l’occasione e al ritorno sedevano con i nonni per recitare preghiere e ascoltare racconti paurosi.
  • Friuli Venezia Giulia: Qui, ogni anno, la notte del 31 ottobre, si rinnova la celebrazione del Capodanno Celtico. La Muras, zucca nel dialetto locale, viene intagliata e collocata nei viali delle case. Si pensa che i defunti torni a far visita accompagnati da elfi e folletti per questo è buona cosa lasciare un po’ d’acqua, del pane e un lume acceso nelle abitazioni. Nei centri storici, specialmente ad Ampezzo, si effettuano meravigliosi spettacoli con musica e fuochi.
  • Veneto: In Veneto è la cucina a farla da padrone. Vengono cucinati in questa occasione piatti a base di zucca, nella quale dopo essere stata svuotata, veniva posto un lume simbolo di resurrezione. Inoltre i fidanzati, regalano alle proprie amate, un sacchetto di fave di pasta frolla per allontanare tristezza e malinconia.
  • Emilia Romagna: Un’antica usanza era la “carità di muort”. I poveri si recavano di casa in casa per chiedere cibo così da calmare le anime dei defunti. Ad oggi sono i bambini a mantenere questa tradizioni vestiti da fantasmi, poiché simboleggiano chi non c’è più. Chiedono doni e preghiere e in cambio promettono di non fare burle.
  • Abruzzo: Anche in Abruzzo è tradizione procedere all’intaglio della zucca e a bussare alle porte delle abitazioni.
  • Umbria e Marche: In entrambe le regioni si usa preparare le “fave dei morti” e mangiarli nel giorno a loro dedicato per allontanare la tristezza per la perdita del caro estinto.
  • Lazio: Era costume, specialmente a Roma, consumare un pasto accanto alla tomba di un proprio caro per tenergli compagnia.
  • Toscana: In provincia di Massa Carrara, veniva regalata ai bambini una collana di castagne lesse e mele. Il giorno della Commemorazione di defunti, gli eredi dei defunti erano tenuti a fare dei doni ai più bisognosi. Ai bambini invece, come in altre regioni italiane, soprattutto del sud, si fa un dono, da lasciare sul comodino di notte, facendo credere che sia stato portato da un caro venuto a mancare.
  • Campania: Anche qui in Campania si usa lasciare la tavola apparecchiata, con l’immancabile Torrone dei morti. In più è interessante sapere che nel dopoguerra, in questo giorno, le persone si recavano nei quartieri con una scatola di cartone simile a una bara recitando un’invocazione che diceva: “Fammi del bene per i morti. In questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti, ma fammi del bene per i morti”.
  • Molise: Anche in Molise, esiste l’usanza di tagliare la zucca. Ogni famiglia poi, organizzava una cena particolare da consumare con amici e parenti. Vengono preparate le tagliatelle condite con la verza e ne vengono lasciate alcune porzioni sulla finestra per i defunti che arriveranno in visita.
  • Basilicata: A Matera in particolare, si pensa che, il primo novembre, i defunti scendano dalle colline del cimitero portando un cero nella mano destra. Il giorno successivo, le donne, accovacciate sulle tombe ripetono il pianto funebre. Anche qui la tavola si lascia rigorosamente apparecchiata.
  • Puglia: Arrivano i defunti a far visita e si lascia loro acqua, vino, pane e altre pietanze, ma a differenza di altre regioni, si pensa che essi rimangano almeno fino a Natale o all’Epifania.
  • Calabria: La tradizione della vigilia di Ognissanti in Calabria è molto sentita. Si dice che già nell’antichità i contadini, per affrontare la paura della morte, cercarono una comunicazione con i defunti. Intagliavano le zucche a forma di teschio inserendovi un lume simbolo di vita. Anche coloro che emigrarono in America, avevano già questa abitudine. La tradizione popolare, voleva che i poveri, portassero dei messaggi ai defunti perché ritenuti immuni alla morte. Così, la mattina di Ognissanti, venivano preparate pietanze da donare a meno fortunati perché facessero da tramite. Nel vibonese invece, i bambini tutt’ora intagliano la zucca a forma di teschio detto “Coccalu di Muortu” e la portano con loro in giro per il paese, bussando alle porte dicendo: “Me lo pagate il teschio?” una sorta di “Dolcetto o Scherzetto”.
  • Sicilia: Anche qui in Sicilia la mattina del 2 novembre i bambini avranno dei doni, acquistati dai genitori la notte prima nei mercatini rionali. Qui sull’isola però i regali, spesso giocattoli o capi d’abbigliamento, sono ben nascosti negli angoli più impensabili della casa. Al loro risveglio, solitamente all’alba, i bimbi devono recitare dei versi e poi cercare il regalo. Una volta trovato ci si reca al cimitero a portare fiori ed accendere dei lumini ai cari defunti. Sulle tavole non mancano mai la tipica Frutta Martorana, i Tetù, e molti altri dolci abilmente preparati durante la notte. Si racconta inoltre che, durante la Santa Messa dei Morti, vengano condannate le anime dei preti che ingannarono i fedeli richiedendo offerte senza poi effettuare le liturgie. Una festività ancora molto sentita, che si celebra nelle città e nelle piazze con grandi fiere allestite per l’occasione come accade a Palermo e a Catania.
  • Sardegna: Tavole apparecchiate e lumini accesi anche in Sardegna. Il nome Halloween non si sente quasi mai, viene invece chiamato “Is Animeddas” nel sud dell’isola e“Su Mortu Mortu” nel nord della regione. La sera del 31 ottobre, si cena con la pastasciutta e se ne lascia un po’ nel piatto per Maria punta buru, una vecchina che passa nella notte per bucare le pance nel caso non trovi cibo per lei. Un’altra usanza è invece quella di lasciare dei maccheroni fatti a mano insieme a dell’acqua e del vino, sulla tavola apparecchiata ma senza le posate. I bambini vestiti da fantasmi, vagano di casa in casa per avere il dolcetto o fare lo scherzetto, ma la famosa domanda è sostituita da alcune formule tipiche del dialetto locale.

Come abbiamo potuto vedere, molte sono le tradizioni e le abitudini tipiche del nostro paese in ed hanno anche origini molto, ma molto antiche.

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