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Rievocazioni delle Antiche Tradizioni per il Primo giorno di Maggio (Umbria e Toscana)

In molte regioni d’Italia, l’arrivo di maggio, segna l’inizio di un nuovo periodo. Così, secondo usanza, ci si prepara con feste, riti e celebrazioni per dare il benvenuto al nuovo mese. Tra le tradizioni più conosciute ci sono sicuramente il Calendimaggio, vivo in tutta Italia, specialmente nel centro-nord, il Piantamaggio, costume dell’Umbria e il Maggio Campese in Toscana. Ne avete mai sentito parlare? Andiamo a vedere di cosa si tratta!

Il Calendimaggio, è un rito propiziatorio risalente a tempi remoti in cui, durante questo periodo, si celebrava il ritorno della primavera e la conseguente risveglio della natura. Come per i Celti, che festeggiavano Beltane, anche nella nastra penisola, gli etruschi e specialmente gli umbri consideravano queste cerimonie davvero importanti. Era consuetudine, omaggiare con uova, vino, cibo e dolci, i maggianti, persone che si recavano di casa in casa intonando canti di buon augurio per gli abitanti del paese. Portavano con loro fiori e altri simboli della rinascita come l’ontano, albero considerato emblema di vita.

Questa tradizione centenaria, riportata anche negli scritti riguardanti San Francesco d’Assisi, è stata celebrata in ogni epoca e condizione; si svolgeva persino durante il Medioevo, mentre imperversavano gli scontri tra Guelfi e Ghibellini, periodo in quale prese questo nome e, durante cui, era usanza anche proclamare un Re della festa. Ad oggi, è proprio nella città del Santo umbro che, il Calendimaggio rivive come una manifestazione storica tra le più autentiche e che rispecchiano quelle che erano le celebrazioni originali, attirando annualmente migliaia di partecipanti.

Il Piantamaggio, invece, risale alle feste pagane in onore del dio Bacco, che si svolgevano alle calende di maggio. Durante questa ricorrenza, era solito inserire i giovani nel mondo degli adulti. La festa simboleggiava la vita e la rinascita e svolgeva riti propiziatori in favore della fertilità.

Per tale celebrazione, molto viva soprattutto nei comuni della Valnerina, in Umbria, si è soliti sradicare e pulire e un albero di faggio, o di pioppo, per ripiantarlo nella piazza principale del paese aggiungendo ad uno dei suoi rami più alti un ramo di ciliegio fiorito. La funzione rappresenta il matrimonio, uno sposalizio tra gli alberi che, insieme, danno nuova vita alla natura.

L’inserimento dell’albero richiede un notevole sforzo fisico e molti sono coloro che impiegano tutto il loro impegno per fa sì che si riesca nell’impresa. Conclusasi questa parte della cerimonia, si festeggia con canti e balli fino a tarda notte.

Il Faggio (o il Pioppo) resterà nella piazza, fino al successivo anno, quando sarà sostituito.

Altra storia invece riguarda il Maggio Campese. Questa usanza, è di gran lunga più romantica.

Si svolge ogni anno, tra la notte dell’ultimo giorno di aprile e il mattino del primo maggio, sull’Isola d’Elba.

Fino a qualche tempo fa, alcuni uomini, durante la notte, intonavano canti soavi e melodiosi, accompagnati da chitarre e fisarmoniche, sotto i balconi delle loro future spose, proprio come una serenata. Le donne, ancora nubili, aspettavano con ansia questo momento. Il loro compito, era preparare dei Corolli, dolci tipici dell’isola, da donare al loro amato, il quale la domenica successiva, si recava di nuovo sotto le finestre della ragazza e li infilava in un lungo palo infiocchettato.

Oggi, anche se con modalità un po’ diverse, questa tradizione è ancora viva soprattutto nei comuni intorno a Campo nell’Elba. Si usa ancora fare la serenata e dichiarare l’amore alle donne da sposare nella notte del 30 aprile e, la domenica successiva, le giovani ragazze preparano i corolli, che saranno portati nella piazza principale del paese e valutati da una giuria, prima di procedere al taglio e all’inizio della festa, rallegrata da balli e canti.

Come possiamo vedere, l’arrivo della bella stagione è ritenuto un periodo davvero importante fin dall’antichità. Grazie a tali rievocazioni, molti costumi e tradizioni a distanza di anni, sono ancora estremamente vivi nella nostra cultura.

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