“Storia di una Capinera” (G.Verga)
“Avevo visto una povera capinera, chiusa in gabbia… Non osava ribellarsi, non osava rompere il fil di ferro…non si nutriva soltanto di miglio, soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete”
Così viene descritta la capinera, un uccello chiuso nella sua prigione, nutrito, ma privo della libertà.
Ma no, non è il volatile il protagonista del romanzo, bensì una ragazza, che lo scrittore Giovanni Verga, paragona alla triste capinera rassegnata al suo amaro destino.
Siamo in Sicilia, nella calda estate del 1869. Su Catania si era abbattuta un’epidemia di colera e Maria, giovane in procinto di diventare novizia, viene richiamata dal convento per passare un periodo nella sua casa di campagna, allontanandosi così da un possibile contagio.
In quei giorni di libertà, vicina a suo padre, alla matrigna e i figli di quest’ultima, la ragazza percepisce di nuovo il calore del sole sulla pelle, la brezza del vento tra i capelli e scopre qualcosa di nuovo… l’Amore.
Un amore corrisposto, ma impossibile, che conduce Maria in un viaggio tra i sentimenti inizialmente gioiosi, poi contrastanti, fino a trascinarla nell’oblio.
Tutte le sue emozioni sono raccontante dalla mano della stessa fanciulla, attraverso questo straordinario romanzo epistolare. Ella scrive alla sua amica, Marianna, confidandole ogni sensazione, ogni palpito del suo cuore, ogni suo pensiero dai più puri ai più torbidi descritti minuziosamente già dagli iniziali giorni in campagna fino a quelli tra le mura del convento.
Un libro, un classico, che riesce a scavare all’interno dell’anima attraverso gli occhi di una “capinera”.