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Coriandoli, chi li ha inventati? (Lombardia e Friuli Venezia Giulia)

Non c’è Carnevale senza Coriandoli!

I piccoli ritagli di carta colorati, sono ormai un accessorio immancabile in ogni festa di Carnevale che si rispetti. Insieme alle festose stelle filanti, vengono lanciati sulla folla dai carri allegorici mentre i bambini sono sempre indaffarati a tirarseli tra loro.

Ma questa usanza da dove deriva? Cominciamo dal principio.

Inizialmente, si era soliti durante il Carnevale, come anche durante le festività celebrative come ad esempio i Matrimoni, lanciare come augurio fiori, monete e frutti.

Tra questi ultimi, era consuetudine, adoperare spesso, i profumati frutti secchi della pianta di coriandolo, i quali venivano rivestiti di zucchero bianco.

Con il tempo però, ci si rese conto, che questa usanza era piuttosto dispendiosa e si cercò di sostituirla con palline di gesso bianco o colorato. Nel 1875, l’ingegnere Enrico Mangili, di Crescenzago in provincia di Milano, pensò una trovata geniale. Perché non sostituire i confettini con dei dischetti di carta colorati, del tutto innocui e decisamente più economici?

Pensò di utilizzare gli scarti dei fogli bucati che lui stesso usava nella sua filanda per le lettiere dei bachi da seta. L’idea fu ritenuta talmente innovativa e acuta, che i coriandoli, da quel momento, iniziarono ad essere prodotti industrialmente e sostituirono per sempre le antiche tradizioni tramutandole in quelle che conosciamo al giorno d’oggi.

L’invenzione di questo tipo di coriandolo però, è stata rivendicata da Ettore Fenderl, un ingegnere triestino, che affermò di aver lanciato pezzettini di carta colorata, al posto dei confetti di gesso che non poteva permettersi di comprare, nel Carnevale di Trieste del 1876.

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