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La leggenda di Ondina, la ninfa del Lago di Carezza (Trentino-Alto Adige)

C’era una ninfa, Ondina, dal canto melodioso, bella e schiva. Abitava nei fondali del lago di Carezza e deliziava i viandanti che salivano sulle montagne con la sua soave voce.

Un giorno, lo stregone di Masarè la udì cantare e, ammaliato dalla sua voce se ne innamorò perdutamente.

Fece uso di tutti i suoi poteri per conquistarla, ma ogni suo tentativo risultava vano. Non gli restò allora che chiedere aiuto alla strega Langwerda. Ella gli consigliò di ingannare la ninfa travestendosi da venditore di gioielli per non farsi riconoscere. Nel frattempo avrebbe dovuto stendere un arcobaleno dal Catinaccio al Latemar cosi che, Ondina, sarebbe uscita dalle acque per ammirarlo e non riconoscendo il mago sotto mentite spoglie, sarebbe rimasta sulla riva senza timori e lui avrebbe potuto rapirla.

Il piano sembrava perfetto e il mago lo attuò subito.

Preso dall’entusiasmo però dimenticò di nascondere il suo vero aspetto.

La ninfa rimase stupita di fronte allo splendore dell’arcobaleno, ma si accorse subito anche della presenza dello stregone e si immerse nuovamente nelle acque senza farsi più vedere.

Il mago, capito ormai il suo fallimento, si disperò, e in preda alla rabbia, distrusse l’arcobaleno in mille pezzi, gettandolo nel lago.

Si dice che sia per questo motivo, che ancora oggi, il Lago di Carezza risplende di mille colori. In lingua ladina, il lago è noto appropriatamente come “Lec de Ergobando”, Lago dell’Arcobaleno.

IMMAGINE: “La ninfa della foresta” C.A. Lenoir

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