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Giornata del fiore: 7 fiori per 7 leggende

Ogni fiore rappresenta un simbolo. Ogni fiore racconta una storia. Tra le più belle ci sono queste: sette leggende per sette fiori!

LA NASCITA DELLE PRIMULE: IL PRIMO FIORE DI PRIMAVERA

In un regno lontano viveva un sovrano che, non riuscendo a leggere per via del forte sole, maledisse la primavera augurandosi che ella non tornasse più ad infastidirlo. La Regina delle Nevi, con l’occasione, prese la palla al balzo per accontentarlo, avvolgendo la terra in un gelo perenne. Ben presto il re si rese conto del guaio combinato, soprattutto osservando la tristezza dei suoi sudditi e della sua amata figlia, costretta a stare in casa per il freddo. Un giorno però, una compassionevole fata, volle dare alla ragazza un’unica possibilità di far tornare la primavera: le donò una piantina, se fosse riuscita a farla sbocciare, il gelo sarebbe sparito. Tenerla in casa era impossibile e tanto meno piantarla in un giardino ricoperto di ghiaccio. La principessa non trovava soluzione e così, disperata, iniziò a piangere. Le sue calde e lacrime, caddero sul terreno e pian piano la neve cominciò a sciogliersi. La principessa non credeva ai suoi occhi, ma prontamente depose la piantina che subito sbocciò, colorandosi di grandi fiori gialli. Lo stesso colore del sole che, attratto, si fece spazio tra le nuvole e tornò a scaldare la terra. La fanciulla e tutti gli abitanti del regno tornarono ad essere felici, e chiamarono quei fiori, i primi della primavera, Primule.

LE ROSE ROSSE: EMBLEMA D’AMORE PERCHE’ NATE DA VENERE

In principio non esistevano rose rosse. I profumosi fiori nascevano in natura tutti completamente bianchi. Un giorno però, Venere, mentre si recava ad un segreto incontro con uno dei suoi spasimanti, inciampò in un cespuglio di rose pungendosi e ferendosi. Il sangue della dea, colorò i fiori di un rosso intenso e questi ultimi, turbati per l’accaduto, arrossirono a loro volta per l’imbarazzo restando così… rossi per sempre.

IL GELSOMINO, UN FIORE PER LA FELICITA’ DELLE SPOSE

Si narra che, i gelsomini, fossero, durante il Rinascimento, una pianta presente solo nei giardini della famiglia Medici. Un giorno, la loro bellezza, non passò inosservata a un giardiniere che decise di sottrarli alla proprietà per donarli alla sua amata. Sorpresa dall’inaspettato gesto, la ragazza si prese amorevolmente cura dei gelsomini che crebbero rigogliosi e ricchi di boccioli e piccoli fiori. I due giovani ben presto convolarono a nozze e vissero una vita prospera, felice e colma d’amore.

In seguito a questa vicenda, si diffuse l’usanza di regalare alle future spose una pianta di gelsomino come buon augurio per il matrimonio.

NARCISO, IL FIORE DELLA VANITA’

Un mito greco racconta la storia di Narciso, un giovane dall’aspetto splendido che conquistava i cuori di tutte le creature che incontrava. Un giorno anche una bella ninfa si invaghì di lui, ma fu respinta. Ella, non tollerò tale rifiuto e decise di vendicarsi. Condusse il giovane verso un lago dove lo convinse a specchiarsi. Narciso rimase talmente affascinato da quella figura riflessa che credette si trattasse di una splendida creatura acquatica e se ne innamorò. La osservò per lungo tempo sena capire che era egli stesso e, quando le acque del lago si incresparono, vide svanire l’immagine e credette di aver perso per sempre la sua amata. Così, in preda alla disperazione si gettò nel lago e annegò. Nel frattempo, Cupido, che aveva assistito alla scena, decise di trasformare il frivolo, ma ingenuo ragazzo in un fiore che chiamò con il suo nome, Narciso, cosicché potesse ricordare a tutti le conseguenti sventure della vanità.

EDELWEISS, LA STELLA ALPINA

Molto, ma molto tempo fa viveva in Svizzera una splendida fanciulla. Ella era bella, delicata, dalla candida pelle e dall’animo puro. Molti uomini, nobili e cavalieri, la chiesero in sposa, ma furono sempre rifiutati perché nessuno era degno di diventare suo marito. Passarono gli anni e la giovane, ormai divenuta anziana, perì senza mai essersi sposata. Alla sua morte, fu portata sulle alte vette dei monti e appena adagiata a terra, si trasformò in un fiore, simile a una stella, bianco e dal nobile aspetto: la Stella Alpina, Edelweiss.

Ancora oggi essa nasce e cresce nei luoghi montani più inaccessibili all’uomo quasi a voler continuare a preservare la sua integrità. Per coglierla bisogna raggiungerla, con fatica, dedizione, coraggio. Riuscire a prenderla sarebbe una vera conquista. L’impresa è talmente ardua che gli svizzeri, usano la frase “cogliere Edelweiss” per esprimere il concetto di qualcosa quasi impossibile da ottenere, se non con impegno e tenacia.

IL GIACINTO, FIORE D’AMORE CHE ISPIRO’ GLI ANTICHI POETI

Il Giacinto è tra i primi fiori che vengono citati negli scritti di poeti e narratori fin dai tempi dell’antica Grecia e dei Romani. Si parla di donne che indossavano corone di giacinti, di feste durante la loro fioritura e di amore… quello di Apollo nei confronti di Giacinto, un giovane spartano. Secondo la leggenda, il Dio del Sole durante una sfida al lancio del disco, involontariamente colpì in volto il suo amato. La ferita fu fatale. Il dolore di Apollo fu incontenibile ed eterna. Così in memoria di Giacinto fece nascere un fiore, a cui diede il suo nome.

TRE LEGGENDE PER UN FIORE: IL GIRASOLE

Intorno alla Girasole ruotano ben tre leggende: la prima narra il mito greco della ninfa Clizia che era stata sedotta e abbandonata da Apollo per un’altra donna Leucotoe. I due si amavano segretamente e accecata dalla gelosia, Clizia spifferò la storia al padre di lei che, cieco di rabbia, fece seppellire viva la figlia piuttosto che lasciarla in balia del Dio del Sole. Apollo non perdonò mai Clizia per aver rivelato il suo segreto. Da quel momento Clizia si limitò a seguire il Dio con lo sguardo durante i passaggi nel cielo senza avvicinarlo mai più. Tuttavia, Apollo ebbe pietà di lei e la trasformò in un fiore, il Girasole. Ancora oggi possiamo vederlo colorare i campi ruotando sempre in direzione del sole.

Un’altra storia invece, racconta che in un giardino, nacque un giorno uno strano fiore. La sua diversità lo portava ad allontanarsi e ad essere allontanato dalle altre piante del prato. La sua unica fonte di felicità era osservare il sole, tanto che ogni giorno, cercava di allungarsi sempre di più verso di lui per cercare di accorciare le distanze. Il sole se ne accorse e capì anche la tristezza che provava nella sua solitudine. Così per rallegrarlo e ringraziarlo della sua devozione, decise di trasformarlo nel più splendente, alto e bel fiore del giardino: il Girasole.

Esiste ancora un’altra vicenda legata al Girasole: in un paese viveva una fanciulla di nome Bella. Era molto povera, ma anche molto bella. I suoi genitori la promisero in moglie a un giovane contadino che si innamorò di lei a prima vista. Anche la ragazza ricambiò i sentimenti e acconsentì con piacere al matrimonio. La notizia delle nozze, e del fascino di Bella, arrivò fino al padrone del villaggio che pensò di rivendicare il diritto dello Ius primae noctis.

Appena la osservò, Bella resse lo sguardo ricambiandolo con disprezzo, tanto che il signore si sentì quasi in colpa nel pensare di violare tanta grazia. Tuttavia non voleva rinunciare e condusse la fanciulla in un campo di girasoli. Arrivati a destinazione, la ragazza, che non avrebbe mai tollerato di concedersi a quell’uomo, in un gesto estremo, gli sottrasse il pugnale che portava a cinta e lo rivolse verso il suo petto. Un attimo di silenzio e di gelo tra i due, prima che lei portasse a termine le proprie intenzioni conficcandolo nel suo cuore. Da quel momento il signore non tollerò più la vista dei girasoli che gli ricordavano il triste episodio e cercò di liberarsi di qualunque fiore incrociasse il suo sguardo. Ma i girasoli tornarono e continuarono a palesarsi davanti a lui, con la corolla volta verso il sole, in ricordo della donna che nonostante l’indifferenza degli abitanti del villaggio, fiera alza lo sguardo e non si abbassa alla volontà dei potenti.

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