I giorni della Merla, storie e tradizioni italiane
C’era una volta un merlo… Così, come ogni storia che si rispetti, potrei iniziare a raccontare la leggenda. Il problema è che, di merli, in questo racconto ce ne sono tanti, o meglio uno solo per tante differenti narrazioni. Ogni regione infatti, ha la sua versione a riguardo, l’unica cosa che le accomuna quasi tutte, oltre al protagonista della vicenda, è il momento in cui si svolge, ovvero negli ultimi giorni di gennaio, chiamati appunto i “giorni della merla”.
In Lombardia (qui i giorni della merla sono 30, 31 gennaio e 01 febbraio), si dice che, un anno, ci fu un gennaio piuttosto mite e, i merli, che originariamente erano di colore bianco, presero in giro il corrente mese, affermando che non vi era stato freddo durante l’inverno.
Gennaio, risentitosi dell’affronto, fece sì, che i suoi ultimi tre giorni fossero i più freddi mai visiti prima. Così, gli uccelli, furono costretti a rifugiarsi dentro ai comignoli dei caminetti. Terminato il gelo, uscirono, ma il loro candido piumaggio era irrimediabilmente mutato, facendoli diventare completamente neri.
In queste date, è usanza, soprattutto nella provincia di Lodi e di Cremona, intonare canti popolari rigorosamente in abiti contadini, degustando i piatti tipici locali come la polenta con i ciccioli o con il baccalà (a Lodi), risotto Luganega e Zafferano (a Monza-Brianza), la sbrisolona (a Mantova) e la cassoeula (a Milano).
Poco diverso il racconto Toscano, che per certi versi, è piuttosto simile a un aneddoto Romagnolo, ma anche a una storia avvenuta nella città di Milano. Qui, si narra che, una famiglia di merli, bianchi, imbrogliati da un brillante sole, credettero che fosse arrivata la primavera e così lasciarono il nido.
Una volta fuori però, le temperature glaciali li sorpresero, obbligandoli a trovare riparo in una canna fumaria ancora attiva. Trascorsi altri tre giorni, uscirono, ma il loro colorito era nero e grigio di fuliggine.
Anche da queste parti, così come nel Modenese e nelle Marche, sulle tavole è di rigore la polenta, accompagnata, secondo la zona, da uccelletti in umido o da maiale, anticamente da poco macellato durante le celebrazioni per Sant’Antonio Abate. Spazio anche ai fagioli al fiasco, mentre nella vicina Umbria si gusta il Torcolo di San Costanzo, i cui festeggiamenti coincidono con le sopracitate date.
In Friuli, i giorni della merla, erano utilissimi ai contadini, che in essi, vedevano l’andamento meteorologico dei successivi tre mesi.
Anche in Sardegna 29,30 e 31 gennaio sono importanti per gli agricoltori. In questo breve periodo si cerca di capire l’andamento del raccolto dell’anno, ed anche qui, si racconta una leggenda che però si differenzia da tutte le altre perché di merli, proprio non ve ne è traccia.
Si racconta che un pastore, era contento perché gennaio, che a quei tempi aveva 29 giorni, fu un mese particolarmente assolato. L’uomo sicuro che ormai fosse giunto al termine, tirò un sospiro di sollievo, credendo che avrebbe ricavato buoni frutti in seguito. Il vanto del pastore, irritò il mese, che arrivato a conclusione escogitò un piano per dargli una lezione.
Si recò da febbraio, che aveva 30 giorni e ne chiese in prestito due, in modo da aver tempo di scatenare una bufera di neve e far morire il presuntuoso individuo. Febbraio acconsentì, aiutandolo a far cadere talmente tanta neve che gli animali del pastore non riuscirono più a trovare cibo e morirono assiderati. L’uomo si salvò, ma ormai non aveva più nulla con cui commerciare.
Questa storia del prestito dei giorni, non si racconta solo in Sardegna, ma anche in altre parti d’Italia, solo che nel secondo caso i protagonisti sono, indovinate un po’? I merli! Fortunatamente nelle altre versioni, gli uccelli la scamparono sempre e restarono vivi, ma con un colorito differente. Storicamente sembra inoltre, che gennaio avesse veramente solo 29 giorni.
Abbiamo visto alcune delle tradizioni, orali, culturali e gastronomiche che si tramandano in Italia. E dalle vostre parti? Quali sono gli usi e costumi che caratterizzano i “giorni della merla”?